L'antracologia è “la storia dell'ambiente vegetale e del suo sfruttamento da parte dell'uomo e dell'uso del legno” (Pernaud et Thiébault, 2002, p. 705). Questa disciplina studia i carboni vegetali rinvenuti durante gli scavi archeologici (archeo-antracologia). Trova applicazione anche al di fuori dei siti archeologici, ad esempio studiando i carboni derivati dall'accumulo naturale di sedimenti (pedoantracologia).
L'esperto in antracologia studia l'anatomia dei carboni vegetali osservati al microscopio come criterio per determinare le specie di alberi, arbusti o cespugli da cui provengono i carboni.
Vista al microscopio di un ramoscello carbonizzato di un nocciolo rinvenuto nella grotta neolitica di Pertus II (Méailles, Alpi dell'Alta Provenza). © S. Jacomet (CEMEF)
PERNAUD J.-M., THIÉBAULT S. (2002) - L'anthracologie, in J.-C. Miskovsky (dir.), Géologie de la préhistoire : méthodes, techniques, applications, Association pour l'Étude de l'Environnement Géologique de la Préhistoire, Paris, Géopré, p. 705-715.
Polline di abete osservato al microscopio © Collection de référence C. A. Accorsi (https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.0/)
I palinologi osservano al microscopio i granuli pollinici delle piante conservate durante il riempimento delle aree di scavo o, più spesso, in ambienti umidi lontani dai siti archeologici quali laghi, torbiere e rive dei fiumi. Il confronto con i campioni di granuli pollinici moderni permette di identificare le specie, i generi e le famiglie presenti nei prelievi e quindi studiare l'origine della copertura vegetale e le sue evoluzioni e trasformazioni per effetto delle influenze climatiche o delle attività umane (impatto antropico).
La geomorfologia consiste nell'osservazione degli strati del suolo, nello studio della morfologia dei paesaggi e nell'analisi approfondita in laboratorio dei campioni di suolo. La composizione dei suoli, così come la loro struttura e più in generale le caratteristiche dei paesaggi loro associati, sono legati a specifiche condizioni climatiche.
Spetta allo studioso di geomorfologia individuare i segni lasciati dai climi antichi negli strati di suolo e identificare le perturbazioni legate alle attività umane. Questa disciplina studia le pratiche umane e gli eventi climatici che hanno influenzato la formazione dei paesaggi.
Riproduzione del contesto geomorfologico di Oraison, Alpi dell'Alta-Provenza (© illustrazione Pierre Yves Videlier – Atelier Scène de Papier secondo Tanguy Leblanc – SDA04). Tratteggiato: ambiente della diagnosi archeologica; 1: puddinghe dell'altopiano di Valensole; 2: paleoalveo della Durance; 3: cono di deiezione; 4: suoli colluviali dell'altopiano di Valensole sulla pianura della Durance; 5: paleoalveo della Durance e limo di pianura alluvionale
Cranio di un orso delle caverne Paleolitico (Provincia di Cuneo) © Michaela Ferrero - Complesso Monumentale di San Francesco - Museo Civico di Cuneo).
L'archeozoologia studia i resti ossei animali per individuare le relazioni tra i gruppi umani e la fauna (selvatica o domestica) (Figura 4). L'accurata identificazione della famiglia, del genere o della specie di animali ai quali appartenevano i denti e le ossa recuperati è effettuata attraverso il confronto con l'osteoteca (collezione di scheletri attuali).
Lo studio archeozoologico permette di determinare la fascia d'età e talvolta il genere (maschio/femmina), le modalità di caccia, pesca o allevamento, nonché le modalità di consumo di questi animali.